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Breve storia della Sardegna PDF Stampa E-mail
 

Il 28 aprile 1794 i Cagliaritani insorsero ed il viceré con i piemontesi furono costretti ad imbarcarsi. Giovanni Maria Angjoj a capo del comitato di azione degli stamenti (che aveva il compito di esautorare il viceré) tentò di portare l’isola alla proclamazione della repubblica ma fu fermato dai moderati e costretto a fuggire in Francia.
Nel 1812 la “congiura di Palabanda” fu repressa duramente dai piemontesi. Dopo l’abolizione del sistema feudale i liberali Sardi chiesero la piena integrazione della Sardegna con gli stati della terraferma rinunciando definitivamente ad ogni aspirazione all’indipendenza. Fu così che lo Statuto Albertino fu esteso anche alla Sardegna.
E’ del 1848 la nomina di Alfonso La Marmora a commissario straodinario per la questione Sarda. La Sardegna continuò ad essere una colonia. Lo sfuttamento di ogni tipo di risorsa fù condotta in maniera sistematica.
L’unificazione dell’Italia (1861) non migliorò la situazione, che cominciò a migliorare col passare del tempo, specialmente quando divenne ministro dell’agricoltura Francesco Cocco Ortu.
Nel 1915 l’Italia entrò in guerra ed i Sardi parteciparono con la Brigata Sassari distinguendosi per valore nei combattimenti. Alle elezioni del 1921 quattro deputati su dieci furono del Partito Sardo D’Azione (il partito nato per difendere la specificità della Sardegna). L’avvento del Fascismo, ai quali numerosi sardisti aderirono, mise a tacere ogni voce o grido dei Sardi. Emilio Lussu, leader dei sardisti, fu arrestato e inviato ai confini nell’isola di Lipari da dove fuggì nel 1929 per riparare a Parigi. Aderì a Giustizia e Libertà.
Durante il ventennio Fascista i problemi dell’isola rimasero quelli soliti, nonostante le bonifiche e lo sfruttamento delle miniere di Carbone.
 

Tratto da gotosardinia.com



 
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